Cari Compagni di Queste,
tempo fa pubblicai sulla Fiammella questo post, che passò sotto totale silenzio.
Può accadere anche qui, ma spero di no, ed attendo eventuali commenti.
VIRGO SALUTIFERI
Virgo salutiferi
genitrix intacta Tonantis
unicaque undosi stella benigna maris
quam rerum Pater,
ut lapso succurret orbi,
nondum distinct iusserat esse chaos,
Jesseque sacro nasci
de sanguine gentis
et matrem statuit virginitate frui
Tu potis es primae scelus
expurgare parentis,
humanumque Deo conciliare genus,
lacte tuo, qui te,
qui cuncta elementa crearat,
pavisti vilis culmina tecta casae.
Nunc, caeli Regina,
tuis pro genti bus ora,
quosque tuus juvit Filius, ipsa juva.
Alleluja .
Ave Maria, gratia plena,
Dominus tecum,
benedicta tu in mulieribus.
Alleluja.
Questo testo sacro è stato musicato da
Josquin Desprez, forse il più grande dei Fiamminghi, attivo in questo periodo a Ferrara alla corte
Estense. Curiosamente, però, nonostante il carattere profondamente devozionale, tale testo è stato scritto da un gentiluomo di corte,
Ercole Strozzi. Il testo e la sua versione in musica godettero di una certa fortuna,e sono stati pubblicati prima a Venezia, poi a Roma ed anche nel 1534 a Parigi da Pierre Attaingnant.
Wikipedia ci informa che
Ercole Strozzi (Ferrara, 2 settembre 1473 – Ferrara, 6 giugno 1508) è stato un poeta e letterato italiano, figlio di Tito Vespasiano Strozzi, confidente di Lucrezia Borgia alla corte degli Estensi.
Successe al padre nella carica di giudice dei XII Savi, alla quale peraltro rinunciò dopo pochi mesi. Scrisse, come il padre, eleganti elegie e sonetti in latino, da alcuni giudicate migliori di quelle del padre. I suoi sonetti in volgare sono ispirati alla scuola del Petrarca. Affetto da una malformazione fisica, camminava zoppicando.
Familiare nella corte degli Este, entrò tra gli uomini di fiducia della Duchessa
Lucrezia Borgia quando essa sposò
Alfonso I d'Este.
La sua misteriosa morte, avvenuta per assassinio tramite accoltellamento in una strada di Ferrara la notte del 6 giugno 1508, destò molto scandalo e non fu mai stato chiarito chi fosse il responsabile né il mandante.
Sicuramente era una figura scomoda per il Duca, secondo alcuni perché Alfonso era invaghito della moglie di Ercole; secondo altri (tra i quali Maria Bellonci, che scrisse una puntuale ricostruzione degli avvenimenti nel suoi libro su Lucrezia Borgia) perché Alfonso avrebbe scoperto che Ercole era il messaggero tra sua moglie Lucrezia e Francesco II Gonzaga, tra i quali esisté un amore platonico, ricostruito da alcune, poche, lettere pervenuteci.
È invece un'ipotesi piuttosto fantasiosa il fatto che esistesse una relazione tra Lucrezia e Ercole stesso.
Lasciò tre figli naturali, Giulia (poi legittimata dopo il suo matrimonio), Romano e Cesare.
Le elegie di Ercole Strozzi furono pubblicate assiema ad altri componimenti del padre da Aldo Manuzio, già suo allievo nel 1513.
Tornando al mottetto, a chi si interessa di
Alchimia, non sfugge il richiamo alla
Stella Maris, per di più essendo definita
‘unica benigna stella del mare ONDOSO’.
Successivamente c’è un richiamo al
chaos, dal quale questo mondo è stato separato, e per soccorrere il quale prima che ciò avvenisse la
Vergine fu mandata dal Padre.
Non basta, con il
LATTE della VERGINE con cui è stato alimentato colui che crea
TUTTI GLI ELEMENTI Maria ha prodotto la riconciliazione fra il genere umano e Dio.
Sarebbe da approfondire l’ambiente culturale della Corte di Alfonso prima e di Ercole II d’Este poi, ma sembra che simbologie esoteriche permeino molte delle manifestazioni artistiche fiorite in quell’ambito cortigiano. Quanto alla famiglia
Strozzi, non sfugge il patronimico comune con
Giulio e
Barbara Strozzi, accademici dei Bardi a
Firenze centocinquant’anni dopo, cui pure si attribuiscono conoscenze alchemiche (
Gilchrist). Dalla vicina
Mantova, infine, pervenne a
Venezia Claudio Monteverde, che intrattenne con quest’ambiente interessanti scambi epistolari nei quali ragguagliava sui propri progressi nella
confezione del mercurio e, fattosi successivamente più prudente, allusioni a ‘quell’agente’ per fare ‘quella cosa’.
Josquin non doveva essere estraneo a tutto questo: abile nell’utilizzare schemi numerologici e simbolici per i propri contrappunti, se edotto sul contenuto testuale simbolico di un brano ne avrebbe sicuramente reso significativamente la veste musicale: non vedo l’ora di poter reperire la partitura di questo mottetto per poter eventualmente apprezzare ciò che all’orecchio può sfuggire.
Saluti
Noldor